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lunedì 28 aprile 2014

Un "Bologna - Fiorentina" che viene da lontano: il particolarissimo Appennino dei Banchelli...

Sabato scorso, proprio mentre a Macerata si concludeva la prima partita del campionato di Serie A2 di softball, mi è giunta da mio padre la notizia che, nell'anticipo di seria A del calcio, la Fiorentina aveva vinto 3 a 0 a Bologna...
Ancora queste due squadre ad incrociare il destino della mia vita. E di questo blog.
Si perché se il Bologna / Nepal ha partecipato al Torneo AMICO FRANCESCO (e vincendolo anche!), lo scorso 4 ottobre a Kathmandu, non è stato certo di un "caso"...

Mia figlia Claudia infatti, stava proprio in quei giorni dello scorso autunno, definendo il suo "passaggio" alla squadra di Bologna delle Blue Girls...
Molto evidente è stata la delusione di Michele e Massimo, di Stefano, Daniele e il grande Gigi che allo stadio di Bologna aveva anche il figlio in tribuna, quando appunto sabato, ho comunicato loro la notizia.
E' stato anche per loro, come per addolcire un attimo anche il solo timore di un'eventuale retrocessione, che ho pensato di rintracciare qualche immagine e qualche ricordo della mia storia con Bologna e il calcio, lo sport e i viaggi, fino allo stesso "Caso" dei miei straordinari fratelli maggiori Patrizio e Syusy
Ma tra tutti i momenti che legano non solo me, ma direi proprio i "Banchelli", a Bologna, non posso adesso che ricordare questo. Quando con la stessa Claudia, che allora neppure aveva compiuto il primo anno, entrammo al centro dello Stadio Dall'Ara per dare il calcio d'inizio della partita Bologna-Fiorentina tra politici-amministratori (che per il "ritorno", a Firenze, dovrebbe poi aver visto in campo anche il Presidente della Provincia di quegli anni: Matteo Renzi).

Nel luglio 1996, in occasione di un mio fantastico tentativo di record in Nepal, tra le tante testimonianze che mi accompagnarono, erano con me a  anche le maglie degli allora capitani Rui Costa e De Marchi. Come l'articolo che segue di "Stadio-Corriere dello Sport" ricorda, insieme  a quella "tappa" ed al suo inizio, con mio padre, quando si parcheggiava la "500 giardinetta" di allora giusto sotto lo stadio che ancora non era Dall'Ara...

Ed ecco anche la foto originale, dalla foresta di Dakshinkali, a sud della valle di Kathmandu...









Che altro aggiungere quindi, miei cari amici di Bologna. Che la vostra squadra possa salvarsi, certo! Ma anche se non ce la dovesse fare confido almeno che possa farvi comunque piacere aver conosciuto questa specie di nostra prima semi-tappa di avvicinamento. Un momento dello straordinario "tour" della vita che comunque in qualche modo ci ha poi portato a conoscerci. 

Penso di interpretare al meglio anche il pensiero di Claudia se vi dico che è per noi un grande piacere sentire la vostra città anche un po' nostra: grazie allo sport, al Caso e a tutto ciò che ci ha fatto avere un rapporto così particolare e privilegiato con voi, dove l'Appennino sembra proprio non sia lì a dividere, ma ad unire. 
Molto meglio e molto di più della super-direttissima ferroviaria o di come potrà fare ogni altra variante di valico. 
"Noi", con Bologna, e già da un po' di tempo, siamo collegati da un gran bel "ponte"...

Il vostro amico
Marco



giovedì 17 aprile 2014

Il "Giovedì", quando la fragilità diventa forza: da un terremoto in Himalaya al nostro caro Papa Francesco sui "sentieri" di Gesù

... la fragilità può renderci deboli, farci soccombere a volubili passioni, credere a chi promette effimeri benesseri, isolarci dagli altri e trincerarci ognuno nella propria (tragica) debolezza...

Cappella di Villa Il Poggio: prima di una "partenza"... 
Il racconto (ed il ricordo) dell'ultima cena è sempre commovente...
Gesù si è appena affidato ai suoi discepoli, ha aperto loro il suo cuore annunciando che uno di loro, quello che intinge il pane nel suo stesso piatto, lo consegnerà alle guardie.
Anziché insistere sul tradimento che sta per compiersi però, parla dell'alleanza che sta per costruire con noi... e offre il pane che ha appena benedetto, un'immagine di fragilità. Fragilità che trabocca amore e condivisione.
In occasione del Giovedì santo questa visione dovrebbe essere per tutti una suggestione di eccezionale intensità: la fragilità vista non come ferita, come debolezza della quale deve farsi carico il più forte, bensì come strumento di vita.
Fragile è anche ciò che si spezza facilmente... e l'immagine è proprio quella del pane di Vita che si "spezza e si dona". Nel pane -fragile - condiviso è racchiuso il segreto della Vita. Di ogni persona, di ogni famiglia, comunità e del mondo intero.
La fragilità diventa forza. La forza dell'amore che si fa debole per essere ricevuto. Forza dell'amore che si scinde per alimentare, dare vita ed essere condiviso in modo solidale.

In questo momento due immagini più di altre mi passano dalla mente al cuore. La sensazione del  pane, dei pasti condivisi e del tè nel deserto dei nostri amici Saharawi e quella proprio di una particolarissima Pasqua in Nepal, tra il Manaslù e gli Annapurna, verso il Pisang Peak: quando un "terremoto", scuotendo la terra come la mia anima, rese quell'esperienza una "tappa" fondamentale verso la forza della mia "fragilità"... 
NAMASTE'.


"Dal" pensiero di Jorge Mario Bergoglio,

buon Giovedì santo!
Marco




venerdì 11 aprile 2014

Ancora (e sempre!) NEPAL: il Monte Everest, la "vedetta" Nuptse e... Marco Banchelli

20 aprile 1992 - Marco Banchelli al "cospetto" della "dea madre della Terra" (e della sua "sentinella")

... per l'unica immagine che il caro e buon Jeetbhadur riuscì a scattare in un modo presentabile: e d'altra parte... c'era una tale "luce"! Ed il sistema "digitale" aveva ancora qualche anno d'attesa prima di venire a sconvolgere (o quasi) praticamente tutto...
Pensare che è riuscito in qualche modo a prendere almeno il filo dei freni della bicicletta, è già un enorme successo, considerando la "potenza" del suo clic fotografico!

Tra le pagine e le parole che formano questo blog "Ishalaya" penso che trovi una buona collocazione anche questo ricordo al cospetto della più alta montagna del mondo, che dal geografo inglese che per primo lo "misurò" prese il nome, l'Everest. Ma che poi, come forse molti sapranno, di nomi, come minimo, ne ha altri due: Sagarmatha per i nepalesi e Chomolangma per i tibetani. Due nomi che più o meno hanno la stessa "traduzione" : la grande dea madre della Terra... A riprova che le "misurazioni" dell'uomo talvolta possono essere  assai precise anche senza "strumenti" in più.

Tre nomi, tre aspetti...





giovedì 3 aprile 2014

La "maglia nera" di Tilicho e della "conquista" del lago più alto del mondo...

"Viaggiando" tra Piazza Signoria, lo stadio ed il deserto dei Saharawi mi è venuta anche un po' di nostalgia del Nepal! E certamente...
Tutto pare che da lì sia partito. O comunque ne abbia ricevuto linfa ed impulsi vitali. E nell'archivio, che in certi momenti mi appare quasi senza fine, sono andato ad imbattermi proprio in questa immagine di cui avevo anche perso memoria.
Della serie: a proposito di magliette... Quella che indosso in questa foto mi riporta all'autunno del 1998, diciamo novembre, al "famoso" lago Tilicho, nella regione himalayana degli Annapurna. Un ricordo dell'avventura che mi aveva portato alla conquista del lago più alto del mondo!
Una delle poche maglie "nere" che ho avuto ed indossato. Una maglia nera che, nel Giro d'Italia ciclistico, veniva idealmente e talvolta anche materialmente, assegnata all'ultimo in classifica... Curioso che proprio quella della mia "impresa" più grande sia proprio quella abbinata ai più "piccoli": casuale punto d'incontro ed equilibrio sul cammino dell'incontro e della serenità con sé stessi e con gli altri...
La splendida cornice del legno delle pagode della Durbar di Kathmandu, il Tempio di Taleju dietro con il suo primo livello proteso verso il cielo. Portavo ancora la collanina tibetana e considerando barba e bicicletta, dovrebbe essere stata scattata nell'agosto 2000...
Ishalaya sembrava lontana. Ma era già lì.