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sabato 28 marzo 2015

Il Premio Nobel per la Pace 2014, Kailash Satyarthi nel "nostro" Park Village di Kathmandu

Apprendiamo con grande gioia dal caro amico Sunil Sakya che il vincitore del Premio Nobel per la Pace dello scorso anno, l'indiano Kailash Satyarthi, attualmente in Nepal, ha scelto di risiedere presso il nostro straordinario "campo base nord" di Kathmandu, il Park Village di Budhanilkantha.

Abbiamo tantissimi ricordi di questa magica residenza immersa nel verde e nella tranquillità ai piedi dell'erta collina di Shivapuri e delle prime dorsali pre-himalayane. Una base ideale per rilassarsi e meditare fuori dalla frenesia di Kathmandu e del mondo...
Ci è tra l'altro appena arrivata una "mail" che ci riporta a Sabrina e Nicola insieme ad un gruppo di cui facevano parte e con cui passammo proprio in quella pace dei momenti di "viaggio" indimenticabili...

Anche se non possiamo proprio non ricordare, insieme alla colazione che probabilmente consumammo proprio allo stesso tavolo di questa mattina (... foto a lato!), la pedalata dello scorso anno con Dinesh e Keswor di Chhango ed il Torneo di Calcetto "Amico Francesco" di qualche giorno dopo... il 4 ottobre.
Un torneo dove tutti i riferimenti al Santo di Assisi ed all'attuale Santo Padre, erano del tutto "voluti"!

Potremmo scrivere tantissimo del Park Village e di tutti gli altri nostri "campi base", magari chissà, un giorno potremmo anche scrivere insieme...
Intanto non possiamo proprio evitare di segnalarvi il LINK a quel torneo di calcetto accennato prima e che vide lo stesso Sunil gentile e disponibile come al solito (da tradizione di famiglia!) ed anche una "scheda-articolo" di RAI NEWS sullo stesso Kailash, per saperne un po' di più sul suo impegno e sulle motivazioni dello stesso Premio Nobel (che nel 2014 fu assegnato anche a quella che è la più giovane vincitrice del Nobel, la giovane pakistana Malala Yousafzai...)

- Torneo AMICO FRANCESCO (Park Village)








- KAILASH SATYARTHI














Namastè!




giovedì 19 marzo 2015

Grazie a Claudia e... agli "zii" del Nepal!

Nepal 1997/1998
Thula, Claudia, Jeetbhadur 
In questo giorno del 2015, quale "padre", vorrei soprattutto ringraziare mia figlia Claudia e l'Amore che ci ha concesso lo straordinario "dono" del suo essere tra noi.

Certo che mi farebbe piacere sapere che anche mio padre potesse provare un qualcosa di simile... Ma nel mio viaggio di vita, rispetto all'essere adesso uomo e padre, questo piacere sarebbe del tutto "marginale".
Non posso comunque non mandare un pensiero colmo d'affetto e riconoscenza anche a mia madre, come certamente anche alla madre di Claudia. Presenze fondamentali per questo "ringraziamento".

Purtroppo i figli si trovano spesso ad essere una specie di "cavia" per i genitori e per quello che in fondo è, e sarà per sempre, il loro viaggio più importante. L'unico.
Difficilmente si arriva realmente preparati ad essere padre o madre. Spesso non sappiamo neppure come tenerli bene in braccio, come "manovrarli" nei vari movimenti passivi o attivi quando ancora non possono farlo da soli. Come rivolgersi a loro e spesso anche "dove" volgere il famoso "arco" verso cui indirizzare la "freccia". Insomma: ci troviamo quasi a dover imparare insieme a loro. Anche perché ogni situazione di vita e di crescita ha la meravigliosa caratteristica di essere diversa dall'altra. Anche all'interno delle stesse famiglie...
Ci sarebbe tantissimo da scrivere. In fondo, anche padri e madri sono "figli", ma adesso non voglio ancora dilungarmi su queste riflessioni.

In questa giornata che, nel ricordo dello stesso San Giuseppe, sarebbe la "festa" di tutti i padri, vorrei veramente che non fossero "loro" a ringraziare ed omaggiare "noi", ma l'inverso.
E di certo anche se i "nostri" non sono in grado di fare miracoli!
In fondo sono i nostri figli che danno a NOI la possibilità di diventare più "ricchi". La grande opportunità della speranza di poter dare e trasmettere loro quel poco o tanto che pensiamo di aver compreso della vita. 
Tenendo ben presente allo stesso tempo, che NOI stessi potremmo essere l'origine (certamente anche inconscia...) di tanti loro piccoli e grandi problemi. Attenti a cogliere qualche segnale dai loro mondi (scuole, società sportive, relazioni con gli altri) ma consapevoli che purtroppo, potremmo avere qualche tipo di risposta più certa solo quando sarà passato del tempo e magari anche piccoli e grandi "danni" potrebbero già essere stati fatti...

Per cui, Claudia, io ti ringrazio. 
Tu sei la "tappa" più importante della mia vita. Qualunque possa essere il suo sviluppo. Tutto quello che ti ho dato o potrò mai darti in futuro per il tempo che ci sarà concesso, non sarà mai niente di abbastanza per "compensare" il debito con te e con l'Amore che ti ha fatto nascere.
E cerca di perdonarmi per quello che potrai per tutto quello che ti renderai conto e che io avrei potuto fare meglio, accompagnandoti...
Magari questo potrà essere parte della tua stessa ispirazione e formazione nella tua vita futura e spero che ti possa comunque servire ad essere una persona migliore (anche se non dovessi essere a tua volta "genitore"): far "tesoro" dei miei sbagli per poter imparare dai tuoi, nella maniera più serena possibile.
Prosegui nella tua strada con il piacere con cui hai iniziato (e come riesci a manifestare fin da quando eri cucciolina...), e qualunque possa essere la "meta", non perdere mai i valori che generano in ogni caso il piacere più autentico: l'onestà ed il rispetto, la cultura del dialogo e della pace, l'impegno e la gratificazione, la sensibilità per la natura ed il bello, l'Amore.

Sono sicuro che tu più di tutti gli altri riesci a comprendere oggi perché mi senta di allargare questo ringraziamento anche a due tuoi "zii" del Nepal: Thula e Jeetbhadur
Dopo avermi guidato nei sentieri delle più alte montagne del mondo, aprendomi le porte delle loro case e delle loro famiglie, mi hanno mostrato come poter essere un padre migliore.
Grazie anche a voi, "fratelli" miei.


venerdì 13 marzo 2015

Monte Kenya Base Camp: dall'equatore ai miei primi "5.000"

Marco Banchelli (sono quello sulla sinistra...!!!) e James
con il Monte Kenya sullo sfondo nebbioso equatoriale...
Un'immagine che pare tornare da molto più indietro nel tempo di quello che in fondo lo è... 
Siamo tra il dicembre 1988 e il gennaio 1989, in Kenya, quasi sulla linea dell'equatore...
Di quel viaggio ho anche il ricordo di una straordinaria pedalata sulle acque dell'Oceano Indiano, verso la spiaggia di Watamu. Ma lassù, con la mia guida James, stavamo andando "a piedi"...
La foto ci ritrae al Campo Base (quota 4.300) della seconda montagna più alta dell'Africa, il Monte Kenya. Da dove stavamo per tentare la scalata ad una delle sue tre vette (la più alta ha un'altezza che sfiora i m. 5.200), anche se l'obiettivo conseguito, considerate anche le sfavorevoli condizioni atmosferiche, fu poi il "solo" raggiungimento di quota 5.000...
Indubbiamente, eravamo "alti". C'erano anche già state le prime esperienze in Nepal e non solo. Ma, come dire, a ripensarci adesso, Ishalaya era ancora molto, molto lontana. 
Inimmaginabile. O quasi...